Comunicazione di fine anno del Presidente

14 Dic, 2020 | Altro

Carissimi,

abbiamo forse trascorso l’anno più difficile di sempre. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che ci avrebbe aspettato. Tuttavia, nonostante le grandi difficoltà che ci siamo trovati ad affrontare, vorrei prima di tutto porre l’attenzione su ciò che di più prezioso fonda l’essenza della nostra Fondazione, ovvero le persone.

Sono state le persone le protagoniste dei duri mesi che ci siamo lasciati alle spalle e che ancora, con una maggior consapevolezza e con la speranza di un vaccino che sembra alle porte, ci aspettano. In primis i nostri Ospiti e le loro famiglie, che hanno conosciuto il dramma del dolore e dell’isolamento.

Per chi non c’è più il pensiero è francamente triste, accompagnato però dalla consapevolezza che i nostri operatori non hanno lasciato solo nessuno, nemmeno nel momento più estremo. Per i loro cari, credete, il sentimento che tutti noi abbiamo provato è stato quello della condivisione. Condivisione dell’impotenza, della preoccupazione ma anche della cura, massima, in quei giorni terribili.

Per coloro che sono ancora con noi, invece, abbiamo chiaro il durissimo sacrificio a cui sono stati costretti affetti e relazioni. Una distanza fisica necessaria, faticosa, ma che esprime, paradossalmente, il grande affetto che abbiamo per loro: in una parola, protezione.

Le persone sui cui poggia la nostra Fondazione sono anche gli uomini e le donne che ogni giorno si spendono perché la cura della fragilità possa concretizzarsi in gesti, azioni, attenzioni e tutto ciò che serve perché possa raggiungere i bisogni dei nostri Ospiti. Durante le fasi più difficili della pandemia non sono mai venuti meno al loro dovere. Molti di loro, come tante delle persone che compongono le conoscenze di ciascuno, hanno affrontato il COVID, rientrando però al loro posto appena possibile. A tutti loro, dal personale sanitario a quello assistenziale, da quello socio-educativo a quello amministrativo, a quello delle manutenzioni fino agli affari generali, va il mio e il nostro più sentito ringraziamento. Senza di loro la Fondazione Restelli non sarebbe ciò che è.

Tornando con la memoria a quelle settimane di febbraio, in cui tutto sembrava susseguirsi in maniera rapida, ripenso all’enorme lavoro per adeguare i protocolli, le procedure, per cercare di mantenere costante l’approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza che, fra le mille difficoltà, non sono mai mancati. Ricordo le direttive e le norme di comportamento provenienti dagli Enti di grado superiore: ATS, Regione Lombardia, Ministero della Salute, che cambiavano di settimana in settimana.

Per far fronte a quanto veniva avanti con la forza di un terremoto abbiamo dato vita ad una task force interna e costruito un Piano Organizzativo Gestionale che codificasse tutto quanto era, ed è necessario ancora oggi. Nomina del Referente COVID, norme per la gestione delle positività fra gli Ospiti, procedure di sicurezza per la vestizione e la svestizione, corsi di formazione per tutto il personale in tema di DPI e protezione personale, corsi specifici per il personale sanitario tenuti dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità. E ancora: procedure e interventi straordinari per la pulizia e la sanificazione profonda degli ambienti, piani per lo screening di Ospiti ed operatori attraverso test sierologici, tamponi molecolari e, nelle ultime settimane, anche attraverso tamponi rapidi. Senza dimenticare la riorganizzazione degli ambienti, la creazione delle stanze di isolamento, la distinzione in reparti COVID positivi e non, per poi tornare via, via alla normalità una volta che la situazione andava migliorando. Infine, nella consapevolezza di dover fare tutto il possibile, abbiamo nominato un consulente infettivologo permanete che coadiuvasse l’azione dei nostri medici e infermieri.

Per dare la misura dello sforzo e dell’attenzione vorrei citare un solo numero, quello dei test effettuati: da febbraio a inizio dicembre, l’équipe guidata dalla dr.ssa Bianchi ha effettuato 335 test sierologici e 1.813 tamponi.

Dal punto di vista strutturale, oltre alla messa in funzione dell’impianto di distribuzione dell’ossigeno, abbiamo ridotto a 220 i posti letto per far spazio a 30 stanze, tra isolamenti e ambienti separati per la vestizione e svestizione del personale. Abbiamo inoltre creato 8 nuove stanze riservate alla quarantena pre-ingresso. Già, perché fortunatamente gli ingressi sono ripartiti, anche se con un ritmo decisamente inferiore alla media. Viceversa, i servizi di cura a domicilio (RSA Aperta e Servizio ADI) hanno incrementato il numero di persone che quasi ogni giorno seguiamo direttamente all’interno delle loro case.

Permettetemi, infine, un breve cenno all’impatto economico che tutto questo ha significato per la Fondazione. Abbiamo agito in modo preventivo e messo in sicurezza la struttura dal punto di vista finanziario, ma i costi che abbiamo dovuto sostenere sono stati ingenti. Quel che è certo è che non avremmo speso un euro di meno per la sicurezza e la cura degli Ospiti e degli Operatori.

Per il solo approvvigionamento dei diversi Dispositivi di Sicurezza Individuale, a oggi, i costi ammontano a oltre 380.000 euro; per la sanificazione degli ambienti a quasi 21.000 euro; 80.000 euro sono stati, invece, i costi necessari per il lavaggio di camici e divise; infine, abbiamo speso più di 16.000 euro per il disinfettante necessario alla sanificazione delle mani.

L’adeguamento dei locali è costato 33.000 euro, mentre 6.000 euro è l’ammontare dei costi per l’acquisto dei tamponi necessari allo screening periodico. Uno sforzo che, ad oggi, nel suo complesso ammonta a circa 600.000 euro, solo in parte mitigato dal contributo di Fondazione Cariplo attraverso il bando LetsGo.

Prima di porgervi a nome di tutta la Fondazione gli auguri di Natale, vorrei soffermarmi ancora una volta sul tema delle relazioni e su quanto abbiamo fatto affinché fossero preservate, pur nel rispetto delle giuste norme di tutela della salute. La nostra équipe educativa, lo psicologo e l’assistente sociale hanno investito grande parte del loro lavoro nel programmare e assistere in più di 1.470 video-chiamate e a quasi 500 incontri.

Lasciatemi anche dire che siamo di fronte ad una ineluttabile riflessione sul modello di cura che vogliamo fornire ai nostri anziani. Fin da subito, grazie a UNEBA, la nostra associazione di rappresentanza, abbiamo portato le nostre istanze – che sono quelle che vanno nella direzione del bene dei nostri ospiti e delle nostre comunità – sui tavoli di Regione Lombardia e fin anche del Ministro Speranza. Recentemente, infatti, il Ministero ha costituito una Commissione ad hoc per ripensare il modello delle RSA. Ebbene, crediamo che l’esperienza fatta fino a qui sia un grande tesoro, ma che oggi le RSA abbiano bisogno di ripensarsi non solo come residenze di cura, bensì come vere e proprie piattaforme territoriali multiservizi, fondate sui bisogni delle comunità che le ospitano.

Il 2021 non sarà un anno facile, anzi. Se come detto, tutti ci aspettiamo un miglioramento della situazione sanitaria grazie al vaccino che arriverà a breve, per le RSA il piano finanziario sarà molto complicato. Infatti, considerando che i bilanci dei nostri Enti sono composti per il 70% circa da spese per il personale, con molti letti vuoti – di conseguenza con entrate fortemente ridotte – non sarà facile trovare l’equilibrio. Anche questo sarà uno dei problemi che andranno discussi al più presto con le istituzioni.

Ora, dopo questa doverosa condivisione, è giunto il momento di augurarvi, per quanto possibile, un sereno Natale. Certo, un Natale diverso nella forma ma non nella sostanza: l’attesa che porta con sé ci induce a riflettere sul ruolo e sull’importanza che il tempo ha per le nostre relazioni, sulla capacità di saper stare vicino all’Altro nonostante tutto, anche quando – simbolicamente – si trova ‘al freddo in una lontana mangiatoia’.

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